FAENZA - Giovani leve crescono. Si sviluppano. Autonomamente. Spontaneamente aperte alle alternative e alle alterità come una storia multiscelta.
L’importante è che ci sia festa. Archetipo tragicomico del vivere moderno. C’è chi dice che tutto ciò sia “un tentativo, estremo ed inconsapevole, di colmare un vuoto. Una ricerca di un semaforo sempreverde. Soppressione liberatoria di un disagio inesprimibile. Questa festa è forte e decisa come una stretta di mano, ma decisa da chi?” E da qui, da questo basilare interrogativo, nasce lo spettacolo teatrale che la compagnia Menoventi porta in scena sabato 6 e domenica 7 maggio 2006 presso la Casa del Teatro di Faenza (via Oberdan, 9 a partire dalle 21, costo biglietto 8 euro). Menoventi rappresenta una sorta di collettivo artistico post moderno in cui i ruoli all’interno del gruppo non sono suddivisi nettamente. Non esiste una sola figura di regista o drammaturgo o scenografo. Tutti sono ognuno ed ognuno è altro da sè. In sintonia.
“In festa” di Consuelo Battiston, Gianni Farina e Alessandro Miele usa un linguaggio narrativo e scenico semplice. Adatto e capace di raccontare una storia essenziale. A tratti richiamante il plot de “Le sedie” di Ionesco. Dopo una prima parte rarefatta, sospesa, che allude ad un quotidiano impossibile e la cui atmosfera richiama le visioni di De Chirico, il ritmo dello spettacolo aumenta. Si passa repentinamente dalle invocazioni dei personaggi a quelle di Beethoven fino al momento topico: la festa. Una esplosione visiva più vicina ad una tela futurista, freneticamente sostenuta dal suono rivelatore dei Radiohead. Questo lavoro, iniziato nell’agosto 2004, nasce dall’esigenza di esplorare una sensazione non chiara che si avvicina ma non si esaurisce nel concetto di vuoto.
In questa giostra psico - visibile appaiono evidenti e lampanti alcuni aspetti di disagio. In primis l’impressione di un controllo esterno sulle nostre azioni; poi l’impossibilità del cambiamento se non si rompono i legami con la realtà artificiale in cui siamo immersi; infine il bisogno umano di profondità, di silenzio, di inazione, di amoralità necessario per percepire l’ombra nascosta delle cose.
Collaborazioni di Francesco Rivola - foto di scena, Fabio Farina - progetto audio e video, Daniele Laghi - scenotecnica.
Per informazioni: tel. 333.4064989, oppure
[email protected], www.menoventi.com