HALLOWEEN DI ROMAGNA
Pubblicato domenica 16 ottobre 2005 (629 letture)
Inviato da baldera
Se oggi si stanno affermando anche da noi, soprattutto fra i giovani e i bambini, i riti di Halloween, un tempo la "presenza" e l'attesa dei defunti in questi giomi, e il culto a loro tributato, si esprimeva diversamente, secondo tradizioni comunque ancora vive e conviventi con i nuovi aspetti.
Oltre alle visite ai cimiteri, si assisteva a rituali di "accoglienza" dei defunti in quelle che erano state le loro case: si lasciava la mensa apparecchiata, si abbandonavano di buon mattino i letti, ordinati e puliti, per il riposo dei trapassati, si ponevano offerte di cibo sui davanzali delle finestre, insieme a lumini accesi, si facevano elemosine a vecchi indigenti che passavano di casa in casa a chiedere "la carità dei morti" (una sorta di questua rituale equivalente a quella che ora fanno i bambini mascherati),si mangiava la "fava dei morti", un dolcetto tipico ancora confezionato per l'occasione.
Ma basta questo per affermare che le modeme caratteristiche della festa di Halloween trovano riscontro anche nelle nostre più antiche tradizioni?
No; però, per poterlo fare, basta spostare lo sguardo un po' più avanti nel calendario, fino alle sere della vigilia di San Martino e del giorno stesso dedicato al santo, cioè del 10 e dell'11 novembre. Nella sera di San Martino, fino almeno agli inizi del Novecento, in Romagna e nel Ravennate non mancavano né le zucche svuotate e intagliate in un ghigno illuminato da una candela, né feste con grande consumo di cibo e soprattutto di vino, né scorribande di ragazzi scatenati un chiassoso charivari periodico (di cui altrove è stato trattato in modo approfondito) con grida, lazzi, percussioni di bidoni, suoni di comi, teso alla condanna sociale e rituale dei "cornuti", cioè dei coniugi che, traditi dalle consorti, mettevano così a repentaglio non solo le delicate regole degli equilibri relazionali delle comunità patriarcali, ma anche quelle, ancora più importanti, relative alla necessità di una filiazione "legittima" che consentisse la diretta discendenza genealogica, garantendo la possibilità di "ritorno" dei defunti della famiglia attraverso la nascita nei propri discendenti.
Le testimonianze dei chiassi e dei bagordi della notte di San Martino nella nostra zona sono abbondanti, e riguardano ogni città e paese. Se oggi la Festa di San Martino, nel Ravennate, è quasi scomparsa (sopravvive a Conselice, ma in quanto festa del Patrono, e a Riolo Terme), come abbiamo detto prende invece quota quella di Halloween, che in qualche modo - e di certo inconsapevolmente da parte dei celebranti - ne ha ereditato alcune caratteristiche.
I bambini, orfani da tempo della tradizione del “Buon giorno, buon anno!” che li vedeva protagonisti (solo i maschietti) il primo gennaio, perduta molta della suggestione dell'Epifania e della giocosa frenesia del carnevale, forse si stanno solo riappropriando, con questa "nuova" festa, di qualcosa di cui sentivano il bisogno e a cui hanno pienamente diritto.
Firma: Eraldo Baldini
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