Ha vissuto tante vite Joyce Lussu, ma sempre in nome della libertà e della giustizia e di un’apertura cosmopolita inedita per molti intellettuali italiano del Novecento.
A lei, poeta, partigiana (medaglia d’argento al valor militare), femminista, pacifista, anti-imperialista, traduttrice da lingue lontane, è dedicato “Joyce.
Vita di Joyce Salvadori Lussu”, di e con Rossella Dassu, con la regia di Alessandro Lay, prodotto da Cada Die Teatro e Associazioen Culturale Ca’ Rossa; disegno audio di Fabio Fiandrini, disegno luci di Luca Piga.
Appuntamento a Teatri di Vita (via Emilia Ponente 485; info 051.566330, www.teatridivita.it),
da venerdì 27 a domenica 29 marzo 2015 (ore 21; domenica ore 17).
Dopo lo spettacolo di domenica, si terrà un incontro con il pubblico.
Donna, madre, scrittrice, traduttrice, ambientalista e antimilitarista, Joyce Lussu attraversa il ventesimo secolo senza mai perdere di vista la necessità di essere protagonista degli eventi storici e politici di cui si fa attiva portavoce. Nata nel 1912 da due ricchi intellettuali marchigiani che rinunciano ai loro privilegi per opporsi al fascismo, cresce clandestinamente in Svizzera dove si forma in ambienti scolastici internazionali, sostenendo gli esami di Stato in Italia. L’incontro con Emilio Lussu, compagno e marito con cui condivide la militanza antifascista, rafforza il suo spirito critico nei confronti dei meccanismi di potere che sacrificano i più deboli a vantaggio di piccole minoranze. Nel periodo successivo alla guerra fa parte del Movimento Internazionale per la Pace, attraverso cui entra in contatto con i guerriglieri dei Paesi del Terzo Mondo con cui condivide momenti di guerriglia e di cui si fa portavoce, attraverso un insolito lavoro di traduttrice. Nell’ultima fase della vita si ritira nelle Marche, terra d’origine, dove porta avanti il progetto di riscrivere la storia a partire dal punto di vista di quelle minoranze che la storiografia istituzionale tende a mettere a tacere.
Ho incontrato Joyce Lussu per caso, mentre facevo un’ennesima ricerca per un testo da leggere in occasione dell’otto marzo. Attratta dal cognome familiare, ho iniziato a frugare tra i suoi libri e sono stata travolta dalla forza dirompente, da quell’ inesauribile vitalità che l’ha portata ad essere presente dovunque la storia parlasse di ingiustizia. Lei così marchigiana, così alta, così bionda e bellissima, io così piccola, così sarda e scura. Eppure mi sono sentita incredibilmente vicina. La mia vita di attrice che cerca di portare avanti il suo mestiere non ha molto a che vedere con le sue gesta eroiche di guerrigliera del mondo, eppure… mi sento vicina. E’ da questa vicinanza che nasce lo spettacolo, dal desiderio di appropriarmi di ciò che in lei è la forza della storia, quella storia con la S maiuscola da cui mi sento esclusa.
Eppure è in quella Storia che nasce questo oggi. E così, attraverso un’altra vita, per capire meglio la mia, cercando i punti di contatto, confondendomi con lei, in quella scatola nera e magica che sospende il tempo e che si chiama teatro.
(Rossella Dassu)
Ho conosciuto Joyce Lussu pochi anni prima che morisse. Amava portare le unghie lunghe e curate, amava i fiori e le sciarpe colorate, e aveva vissuto da clandestina dall'età di 12 anni, aveva fatto la resistenza da soldato, aveva seguito i guerriglieri durante fughe e azioni militari in Congo, in Angola, in Kurdistan e in tanti altri paesi del cosi detto Terzo Mondo . Era stata femminista ante litteram e poi estremamente critica con il femminismo storico, parlava di una guerra mondiale che non era mai finita e di terzo mondo quando in Italia avevamo più notizie su Marte che sull'Africa. Ho conosciuto Joyce Lussu, che ha fatto la storia. L'altra storia, quella che non ci raccontano.
(Alessandro Lay)